Lo so lo so, non centra con il modellismo, ma con questo blog ogni tanto voglio anche spaziare nel figurativo.
Altamente deluso da questa Biennale. Mancanza totale di idee e di capacità creative. Esempio lampante il padiglione della Spagna, stanze occupate da ruderi di una casa demolita suddivisi per tipologia (mattoni, vetro carbone e legno) a rappresentare il momento di transizione tra l'artefatto dell'uomo e la natura (tema talmente innovativo che gira nell'arte da decenni oramai) . Quindi ne deduco che mettere cumuli di residui da demolizione dentro delle stanze sia arte... Evviva il saper fare, mi chiedo se questi "artisti" con una matita in mano saprebbero fare qualcosa di più di un disegno da bimbi. Proprio dello stesso tenore l'opera degli svizzeri decantati anche da una giornalista del "Fatto Quotidiano", Le statuette delle 150 bacheche.. Avranno pure rappresentato momenti giocosi etc, ma se quelle erano le loro capacità manuali nel creare qualcosa di relativamente semplice ne deduco che i lavori dei creatori di Wallace e Gromit verranno esposti al fianco di Michelangelo e Picasso nei secoli a venire.
E questi sono i primi 2 esempi, non mi fermo ad analizzare il Belgio , la Svizzera e tante altre delusioni avute.
Ribadisco il concetto, altamente deluso , uniche opere davvero affascinanti quelle degli artisti "ritrovati" esposti nel padiglione F, lavori anni 70 e ultimi decenni dell'800 fino agli 20 del secolo scorso, opere che almeno dimostravano capacità e studio ben oltre il realizzare un cortometraggio in stile Disney con un asinello come protagonista (padiglione Austria se non ricordo male, una vera presa per i fondelli).
Peccato che opere così andrebbero teoricamente in altre mostre, non in questa.
Mi riservo di vedere l'Arsenale tra qualche domenica prima di dare un giudizio definitivo, ma per quel che mi riguarda il nuovo giovane curatore della mostra ha "cannato" di brutto, ne è la prova che se dell'edizione di 2 anni fa ricordo tantissime opere, di questa ci siamo interrogai in 3 durante il tragitto di ritorno e ci ricordavamo a malapena le cose più stupide, non certo qualche opera che ci ha colpito positivamente.